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Collettivo PyoorFilm Story
“Valdagno, Arizona” è un documentario che ripercorre a tutto tondo l’esperienza di Umberto Marzotto. A tutto tondo vuol dire innanzitutto tra sogno e realtà. Da una parte, si racconta la “mitologia indiana” con il suo misticismo, le sue tradizioni, la sua cultura, la sua morale, e tutto il suo fascino esercitato nell’infanzia di tutti noi. Dall’altra parte, si descrive una società pellerossa incredibilmente moderna e ben organizzata, che guarda al futuro senza alcun rimpianto. A dispetto delle apparenze, le due parti di questo mondo sono tutt’altro che divise. I nativi americani stanno costruendo un modello di sviluppo che potremmo definire ecosostenibile, dove le energie rinnovabili sono l’unica via per fornire servizi primari a un territorio come il deserto dell’Arizona e dove la famiglia e il clan sono sempre le strutture sociali fondamentali in grado di generare qualunque forma di emancipazione e di progresso.
“Valdagno, Arizona” è naturalmente anche un viaggio musicale e cinematografico. La musica di Umberto e il cinema western della nostra infanzia. La musica dei nativi americani e il cinema dei ragazzi Navajo che usano il digitale per raccontare la cultura di questo popolo in modo sempre sorprendente e spesso commovente. “Valdagno, Arizona” è un titolo che si può leggere come un’iperbole o come un itinerario, valido in entrambi i sensi di marcia. Umberto Marzotto, e noi con lui, parte da un piccolo paese del Veneto, Valdagno, la “città sociale” costruita di generazione in generazione attorno alle fabbriche del tessile, per arrivare a Leupp, prima autentica “città indiana” costruita nel deserto dell’Arizona sulle ceneri di uno dei tanti campi di concentramento per cittadini americani di origine giapponese (ne furono deportati ben 110.000) creato dal governo statunitense dopo l’attacco a Pearl Harbour.
“Valdagno, Arizona” è un documentario molto singolare e molto ambizioso, che nasce dal sogno di un artista che non riusciva ad esprimersi. Fra le sue molteplici singolarità e ambizioni, ci preme segnalare l’assenza deliberata dell’autore. Chi firma è un collettivo di umane energie rinnovabili che si chiama Pyoor e segna l’esordio di un progetto che intende andare oltre l’egocentrismo diffuso di chi si esprime attraverso il cinema e oltre i confini di un mondo globalizzato che si sta interrogando sempre più spesso su quale potrà essere il suo futuro.” – Filmitalia –
Award
- La Biennale di Venezia 2011: Giornate degli Autori - Venice Days, Spazio Aperto